giovedì 21 novembre 2019


I BUONI PROPOSITI PER IL 2020
Consumare meno plastica;
Arrabbiarmi meno;
Imparare a fregarmene spesso …  che vuol dire dare importanza alle cose e alle persone che m’interessano veramente e non dare peso a ciò che non contribuisce alla mia felicità…;
Dormire di più;
Lamentarmi di meno…. sopprattutto con Macline, ma anche criticarmi meno !
Fare jogging anche la Domenica mattina;
Non prendere il tutto troppo serio;
Scrivere frequentemente ad amici e parenti vedi Elen…;
Dedicarmi al fai da te.

mercoledì 14 agosto 2019

VENEZIA I SUOI PONTI, I SUOI CAMINI E NOI.



Dopo aver percorso il lungo e diritto tratto sulla laguna, che poi è il ponte della Libertà, si arriva a Piazzale Roma si passa il ponte in vetro e cemento della Costituzione ed eccoci alla stazione di Santa Lucia e di colpo ci si ritrova dentro il decoro di Venezia con il Canal Grande e i suoi vaporetti, le gondole e i suoi gondolieri,canali e canaletti e le centinaia  di ponti con quelli di Rialto e  dei  Sospiri
su tutti, con le migliaia di scalini da salire e scendere. In origine per quanto possa sembrare strano, non c’erano  ponti a Venezia in quanto gli abitanti erano soliti spostarsi attraverso le 121 isolette con le proprie imbarcazioni o con i traghetti dell’epoca. Il progresso tecnologico, l’aumento della popolazione, il rigoglioso fiorire della città dovuto all’aumentare dei flussi commerciali hanno però reso necessaria la costruzione di passaggi carrabili che collegassero le diverse zone. Così sono nati i 435 ponti di Venezia, di cui 300 sono in pietra, 60 in ferro e i restanti in legno. Si ha testimonianza dei primi ponti in pietra dal 1170. In origine essi erano anche senza parapetti per facilitare il carico nelle barche dall’alto  ma in seguito all’aumento della popolazione ed a qualche improvvida caduta in acqua sono stati aggiunti nell’Ottocento. Un breve accenno al ponte di Rialto sicuramente tra i piu’ conosciuti, situato nel cuore del polo originario di Venezia è stato il primo ponte in pietra a collegare le rive di Canal Grande. Sin dall’origine della città Rivoaltum era il centro del potere commerciale di Venezia e la prima realizzazione di questo ponte risale alla fine del XII secolo ad opera di Nicolò Barattieri. Si trattava di un ponte fatto di barche unite da assi di legno chiamato il Ponte della Moneta, in memoria del pedaggio che si pagava allora attraversando con il traghetto. Un piccolo accenno anche ad un’altro famoso ponte quello dei Sospiri non lontano da piazza San Marco, lungo il molo principale prospiciente il Palazzo Ducale e certamente il piu’ fotografato. Realizzato in puro stile barocco tra il 1600 e il 1603 in pietra bianca d'Istria, pietra utilizzata per quasi tutte le costruzioni di Venezia,  nasconde completamente due corridoi separati da un muro che collegano le Prigioni e Palazzo Ducale ed esattamente le stanze dei magistrati , dove i prigionieri dovevano essere processati e doveva offrire la massima sicurezza contro ogni tentativo di fuga. Per tradizione popolare si dice che il Ponte dei Sospiri abbia questo nome perchè in esso transitavano i condannati o i detenuti in attesa di giudizio, i quali potevano vedere la luce del giorno e il bellissimo panorama del bacino e della laguna per l'ultima volta, sospirando quindi per la terribile detenzione che li aspettava nelle durissime celle della Serenissima ! Ma come non menzionare il Ponte degli Scalzi che è vicinissimo alla stazione dei treni ed è conosciuto come “degli Scalzi” perché per oltre trecento anni appartenuto all’ordine dei Carmelitani Scalzi. Ma è dovere citare anche il Ponte dei Tre Archi o quello dell’Accademia e ce ne sarebbe da citarne altri e altri ancora. E i famosi gradini? Forse non tutti lo sanno, ma fino a circa il 1500 i ponti di Venezia ne erano sprovvisti per permettere ai cavalli di trainare senza difficoltà.



Provare a contare le chiese di Venezia è piu’ facile scriverlo che a farsi ed io ne ho perso il conto gia’ al primo giorno.  Delle sue circa  250 Chiese  ognuna  di loro ha
una lunga storia da raccontare, anzi moltepliche, con la loro architettura diversificata in ogni stile e di ogni epoca e di ogni dimensione, piene di dipinti, di quadri e di affreschi nonchè di statue di bronzo di marmo e di legno e dei maggior artisti veneziani e non, addobbi e reliquie comprese. Tra i maggior artisti un accenno ai piu’ famosi: Canaletto, Verrocchio, Giorgione, Tiepolo, Gentile e Jacopo Bellini, Favretto, Caravaggio a tanti altri. Un souvenir particolarmente a me caro e' stata la
visita alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo che è uno degli edifici medievali religiosi più imponenti di Venezia, assieme alla basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, e che viene considerata il Pantheon di Venezia grazie al gran numero di Dogi veneziani e altri importanti personaggi che vi sono stati sepolti a partire dal Duecento e sorge nell'omonimo campo, nel sestiere di Castello e qui subentra un’altro particolare che me la rende veramente unica in quanto sul piazzale c’e’ la statua in bronzo del celebre condottiere di origine bergamasche Bartolomeo Colleoni  capitano generale delle forze terrestri della Repubblica di Venezia che morendo lasciò ricche donazioni allo Stato Veneziano esprimendo che in cambio gli venisse eretto un monumento equestre a San Marco. La repubblica accettò  e dopo aver bandito il concorso fu vincitore il Verrocchio (maestro fiorentino di Leonardo da Vinci) ma terminato da Alessandro Leopardi a seguito della morte del primo nel 1488. Da sapere che vigeva a Venezia una legge che vietava l’erezione di monumenti dedicati a qualsiasi personaggio nella Piazza San Marco e contemporaneamente decise che questa doveva essere collocata nel campo dei SS. Giovanni e Paolo giusto davanti all’Ospedale San Marco e oggi continua a campeggiare laggiù e a detta di molti critici nel definirla "la più bella statua equestre del mondo". Ritornando a parlare di Venezia come non citare i suoi beaux Hotels e i suoi Palazzi storici a bordo dell’acqua, per non parlare delle sue stradine strette di una raffinata architettura che formano un labirinto dove nel percorrerle si respira storia ed arte e sfociano sempre in qualche bella piazza dai balconi fioriti e di tavolini dei caffè e una fontana con l’immancabile coda di turisti intenti a riempire qualche borraccia d’acqua corrente e fresca. A Venezia si possono trovare musei e gallerie tra le piu’ prestigiose del mondo per non parlare della Biennale un vero concentrato di cultura e di culture ! Nel percorrere Venezia si arriva immancabilmente nel suo cuore: la magnifica Piazza San Marco, sempre affollata in ogni ora di ogni giorno, con la Basilica e il Palazzo del Doge simboli della Serenissima imperdibilmente da visitare ....,. sempre se disposti a ore di coda d’attesa. Giusto in centro della piazza il Campanile di San Marco il più alto e il piu’conosciuto sulle cartoline, ricostruito dopo il crollo nel 1902 e ancora ben dritto. Ma a guardar bene al di sopra dei tetti di campanili se ne vedono a decine e decine di ogni forma e altezza e di ogni passato storico ma anche in ogni inclinazione ! Non mancano certo le cupole delle tante chiese che si perdono e si confondono nei e con i tetti. Tutto questo spiega e rappresenta bene la vecchia potenza della Serenissima che arrivava fino all’isola di Malta e oltre. 
Ma sostando con lo sguardo sui tetti si nota una selva di particolari e originalissimi Camini che hanno attirato subito la mia attenzione in quanto sembrano fatti in modo accidentale e anomali nel ritmo architettonico di Venezia e viene immediato chiedersi come mai un popolo così pratico, che aveva adottato soluzioni estremamente razionali per sopravvivere in un ambiente ostile quale quello lagunare, si sia cimentato in costruzioni così elaborate, laboriose e costose. Nei secoli l’espulsione del fumo delle abitazioni è sempre stato il tormento dei mesi invernali: morire affumicato o dal freddo. Generalmente il problema era risolto con un foro nel tetto, da cui usciva però anche una notevole quantità di calore e a questo problema si aggiungevano, soprattutto a Venezia, umidità e salsedine. Ecco quindi l’esigenza dì un marchingegno per estrarre il fumo dall’abitazione, ma che doveva anche abbattere le scintille a volte causa di furiosissimi incendi (le primitive abitazioni veneziane infatti avevano tetto in paglia) e, particolare non secondario, favorire la circolazione forzata dell’aria nell’abitazione. Questi camini, come si può vedere da alcune foto, assicuravano che le scintille portate in alto dalla forza ascensionale dell’aria calda non fuoriuscissero dalla canna, in pratica la struttura del camino obbligava l’aria a seguire percorsi tortuosi e le scintille urtando sulle pareti venivano guidate in zone interne al camino stesso, dove si raffreddavano e dove, in considerazione della copertura del camino, restavano imprigionate. Intorno al 12° secolo la Repubblica di Venezia cominciò ad affermarsi come Regina dei Mari e quindi ad arricchirsi passando da costruzioni in legno a quelli in muratura divenendo sempre più di precisione il mestiere dell’artefice della costruzione della città: il “murer” (muratore) con regole ben precise per garantire la qualità del lavoro svolto. Infatti per diventare maestro bisognava superare un esame e quello dei mureri consisteva nel costruire un camino, che doveva essere perfettamente funzionante ed esteticamente consono all’urbanistica della città. Ed ecco che l’umile, semplice e decorativo camino, assunse nell’edilizia veneziana, una posizione di rilievo che portò alla creazione delle caratteristiche forme che possiamo vedere ancora oggi: a campana dritta e rovesciata e o a vaso. La forma a campana si presenta tronco-conica con la sua base maggiore rivolta verso l’alto ed è quest’ultima la più classica forma di “camin” veneziano, molte volte rappresentato nei dipinti dei grandi pittori di scuola veneziana ed è certamente il più funzionale. Non possiamo ovviamente dimenticarci di una figura importantissima che aveva a che fare con questo elemento edilizio: lo “scoacamin” (spazzacamino) un personaggio caratteristico, generalmente piccolo, nero di fuliggine, portava a spalla i suoi arnesi da lavoro: una scaletta, una corda nera, un fascio di “pungitopo” ed un peso ed erano 80 a Venezia gli addetti nel 1661, provenienti dalla Val Brembana, dalla Savoia, dalla Val Camonica e abitavano in calle dei “Scoacamini” (vicina a San Marco).
Un breve ma intenso saluto al Signor Sergio che ci ha non solo accompagnati per giorni e per chilometri in quel della Serenissima, ben 9 km e 600 metri solo il primo giorno  come  dal suo iphone contatore, ma ci ha istruito con notizie, informazioni, indicazioni, segnalazioni, cenni storici e nozioni su tanta storia della città di Venezia e da cui questo blog prende spunto. Sempre affabile, sempre interessante e sempre pronto ad aspettarci quando si rimaneva indietro per le solite fotografie ricordo. Un grazie a mani piene Signor Sergio e sara’ nostro piacere rincontrarla alla prossima edizione della Biennale.

Ultimo ma non ultimo, Venezia per sua collocazione è una città romantica e meta obbligata per le coppie e per I viaggi di nozze e quindi per gli innamorati, n'est-ce pas Macline ????