sabato 25 dicembre 2010

Natale, Noël, Christmas

Raccontarvi o spiegarvi chi è Padre Stefano della sua vera e sentita professione di Missionario per il mondo non sono in grado e neanche all'altezza. Quindi cercherò di farlo nel modo migliore possibile citando la risposta che mi diede ai tempi di Kinshasa quando alla mia domanda provocatoria cosa fosse il Natale negli anni 2000 e se avesse ancora una significato prontamente mi rispose:

"Se nascono ancora bambini vuol dire che Dio non è ancora stanco di noi".

Pace, bene e buon Natale a tutti.

domenica 5 dicembre 2010

Mesi sabbatici


Rieccomi dopo sei mesi sabbatici dove ho fatto tanto nella mia vita e non ho fatto nulla per il mio blog e rifacendomi alla data ormai lontana del mio ultimo post del 5luglio ho deciso di riprendere, sia perche’ mi e’ mancato lo scrivere ma anche perche’ se e’ vero che mi sono preso del mio tempo da tutto e da tutti so che a qualcuno questo blog e’ un po mancato: vero Daniela? Grazie.

lunedì 5 luglio 2010

Le Plateau

Il Plateau, il quartiere dove mi sono trasferito da poco, é una penisola circondata dalla laguna Ébrié ed é qui con i suoi grattacieli e palazzi prestigiosi che si trova tutta la parte amministrativa, finanziaria e commerciale della Costa d’Avorio e per questo soprannominata, da alcuni, come la Manhattan d’Africa. Ma una delle sue caratteristiche sorprendenti é che alle 18.30, cioe’ al crepuscolo, centinaia e centinaia di pipistrelli prendono il volo svolazzando nel cielo per decine di minuti per poi dirigersi a ordine sparso verso altri quartieri riempiendo il cielo.
Aggiungo subito che malgrado a quello che si crede, e per via di quello che vediamo nei film, fino ad ora nessun pipistrello ha cercato di mordermi e men che meno mi sono svegliato con qualcuno che mi stava piantando i suoi canini ben aguzzi nel mio collo. Infatti il pipistrello e' un mammifero e la maggior parte si nutre di insetti, ma ne esistono altre razze che mangiano polline, nettare e frutta; altre ancora, roditori, pesci, rane ed infine, si conoscono tre specie di pipistrelli limitate al Centro e al Sud America, che succhiano il sangue degli animali domestici. Ad essere sincero fino ad oggi nessun pipistrello mi e' entrato in casa e nemmeno uno sul mio terrazzo dove passo molte ore. Vuoi vedere che sono loro che hanno paura di me???? mmmmmmmmmm


P.S.: Pipistrello era anche il nominativo che mi avevano affibbiato alcuni amici ai tempi di Kinshasa, per l’evidente girovagare la notte....niente sangue!

mercoledì 23 giugno 2010

Uno sguardo su Aleppo


La citta’ di Aleppo e’ una citta’ affascinante molto antica e molto importante essendo posta tra il mar Mediterraneo e l’Eufrate, che con il Tigri dai ricordi di scuola mi richiama la terra tra due fiumi cioe’ la Mesopotamia e quindi si parla di 4000 anni prima della nascita di Cristo. GULP !
Quindi qui ci sono passati in tanti, anzi, quasi tutti: Hittiti, Egizi, Babilonesi, Assiri nonché Alessandro Magno, l’Impero Romano prima e quello Bizantino dopo e ancora gli Arabi, Le Crociate e il Saladino, i Mongoli i Mamelucchi gli Ottomani i Turchi e come ultimi i Francesi come protettorato.
Questa e’ Storia con la S maiuscola mi sono detto quando la guardavo dall’alto della cittadella e la riprendevo in uno dei suoi momenti piu caldi e suggestivi: il venerdi giorno della preghiera all’ora del richiamo del Muezzin, l’incaricato di salmodiare 5 volte al giorno, dai numerosi minareti sparsi dappertutto, la Şalat preghiera islamica.
Eccola Aleppo con il suo volto e con le sue grinze che sono il suo fascino dove convivono oltre 5 milioni di persone che ne fa la citta' piu popolata della Syria (Damasco 4 milioni) e variegata in arabi, armeni, curdi, circassi e turchi e dove convivono diverse religioni musulmana, cristiana cattolica, ebrea e quella ortodossa. Insomma di tutto di piu'.

mercoledì 16 giugno 2010

Mare Nera e Giornata della Terra

Il 22 aprile una piattaforma di petrolio affonda nel Golfo del Messico non lontano dalle coste degli Stati Uniti, per la precisione della Louisiana, dopo che era esplosa due giorni prima procurando la morte di 11 persone e molte altre ferite. Purtroppo dal pozzo ha continuato la fuoriuscita in mare di 5000 barili di petrolio al giorno, ma si parla di 60.000, che purtroppo continua a tutt’oggi dato i tentativi tutti falliti di fermare la falla, diventando cosi’ la piu’ grande catastrofe ecologica se non del mondo (l'esplosione della centrale nucleare del 1986 a Cernobil e' stata meglio o peggio ??? o forse dovrei dire: Cernobil e' stata peggio o leggermentemenopeggio!) sicuramente e' la piu’ grande catastrofe della storia degli Stati Uniti, infatti la fuoriuscita di petrolio ha superato quella della petroliera Exxon Valdez nel 1989 (262 mila barili di greggio.... insomma qualcosinadimenopeggio) per non perlare di Bhopal in India con la fuoriuscita del "miracoloso pesticida Sevin" che nel 1984 ha procurato ben oltre 10.000 morti. Dovrei quindi considerarmi fortunato nell' essere presente e assistere inerme, ai piu’ grandi disatri ecologici. WAHUUUUUUUUUUU non lo sapevo !!

Ironia della sorte lo stesso giorno il 22 aprile si festeggiava la « Giornata Mondiale della Terra » istituita dall'ONU nel 1970 e che si celebra in tutto il mondo, infatti sono ben 175 le Nazioni che hanno aderito. Nata per la difesa delle risorse naturali e degli ecosistemi contro i guasti dell’inquinamento e dello sfruttamento, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili. Ecco appunto, oltre che a Buon Compleanno bisognerebbe aggiungerci: Buona fortuna. Speriamo che questa ultima (??) catastrofe/tragedia della marea nera mostri al mondo che è arrivato il momento di passare alle energie pulite e di rispettare questa, unica, Terra. (P.S.:quest’articolo l’ho concepito mentre viaggiavo il 22 aprile, ma pubblicato in data odierna)

venerdì 11 giugno 2010

Buon Mondiale a tutti

Dove io lavoro e' un luogo internazionale e in questi giorni non si parla d’altro, ognuno ha la sua squadra nazionale da tifare e da sostenere in questa Coppa del Mondo di calcio in Sud Africa che inizia oggi con la cerimonia di apertura e la prima partita a Johannesburg . Ma se la febbre da pallone qui e’ al massimo in Libano lo era gia’ un mese fa quando nel centro di Beyrut non si poteva non notare le tante auto che sfrecciavano con le bandiere al di sopra dei finestrini di nazioni partecipanti all’attuale Coppa. Questo e’ dovuto al fatto che la loro equipe non e’ riuscita a qualificarsi e quindi non hanno la possibilita’ di poter sventolare la loro bandiera con tanto di cedro nel mezzo, ma c’e’ da aggiungere che questo popolo dopo un paio di guerre e anni di conflitti religiosi solo ultimamente sta ritornando la Beyrut prosperosa e ricca tanto da essere chiamata la Parigi del Medio Oriente e quindi questa rinnovata atmosfera li rende gioiosi e partecipi al massimo torneo di calcio. Buon mondiale a tutti.

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lunedì 7 giugno 2010

Las damas de blanco

Durante il mio soggiorno turistico nella stupenda capitale cubana mi é capitato di incrociare delle signore vestite tutte di bianco, scarpe calze borsetta e ombrello compresi. Un modo un pò insolito e comunque abbastanza appariscente tanto da indurmi ad informarmi. Così sono
venuto a sapere che quelle donne sono le Damas de Blanco mogli o madri di oppositori politici al regime di Fidel Castro che nel 2003 sono stati arrestati e condannati a lunghe pene. Queste donne in bianco avendo in comune lo stesso problema, anche se di diversa estrazione sociale ed età, hanno fondato un movimento del tutto pacifico per manifestare lo sdegno, la rabbia e la sofferenza che si é intensificata dopo la morte in carcere del prigioniero politico Orlando Zapata in sciopero della fame per oltre tre mesi, ora continuato da Guillermo Farinas che vive alimentato da flebo. Forse la Cuba di Raul Castro non é piú quella del fratello "el Comandante Fidel" ma i cambiamenti sono modesti e fragili e questo movimento sicuramente rimane una presenza costante nelle vie e nelle piazze dell'Avana

sabato 5 giugno 2010

Un sabato mattina..

Non mi capita spesso di svegliarmi e andare a navigare in internet soprattutto il sabato mattina giorno di relax e lontano dal lavoro, ma asettavo una mail di conferma e quindi mentre navigavo sono andato a spulciarmi anche un quotidiano on/line per essere, come si dice in linguaggio corrente,aggiornato. Non mi aspettavo notizie particolari ed infatti l' articolo d'apertura era su Mourinho, fresco allenatore della squadra del Real Madrid, che per completare la giá stellare squadra spagnola avrebbe a disposizione dal presidente Perez ben 110milioni di euro per accapparrarsi 3 giocatori. Nel linguaggio calcistico non é poi una cifra tanto sproporzionata, basti pensare che l'anno scorso proprio il Real Madrid ha pagato per il solo Cristiano Ronaldo ben oltre 90 milioni, di euro naturalmente. Ma un pensiero di quanto siano 110 milioni..... behhh sono tanti. Ma questo é il calcio, questo é il buisness. É cosí ed é stato sempre così. Poi ho continuato nella lettura dei vari articoli piu' o meno interessanti fino ad arrivare a un trafiletto verso la fine dove riportava la cifra di 110 ma si riferiva alla morte per avvelenamento da piombo di ragazzini nelle miniere in Nigeria negli ultimi mesi. Ragazzini che avrebbero dovuto passare le giornate al cielo aperto, nella natura, a giocare a calcio per magari inseguire il sogno di diventare bravi come il loro idolo e magari di giocare un giorno in una grande squadra.

giovedì 27 maggio 2010

La notte ad Abidjan


Abidjan di notte e’ piu’ tranquilla non c’e’ traffico e non c’e’ casino tutto scorre piu’ lento e meno intenso, non certo il suo caldo. I suoi palazzi si specchiano nella tranquilla laguna come una donna che prima di uscire per natura si trucca. I suoi boulevard accolgono le sue auto e gli innumerevoli taxi che portano gente nei vari maquis di Coccody o in quelli di Marcory, con la scelta tra un "bon poisson" o del "poulet braise" accompagnato da fresco "attéché". Ma anche nei suoi tanti ristoranti francese o libanese, italiano o indiano ma anche vietnamiese o giapponese. Chi pensa che la notte sia finita si sbaglia di grosso la gente qui e’ viva e’ africana gli piace ballare gli piace far tardi: Boite de nuit di tutti i tipi per tutti i gusti e champagne a gogo. Ma anche bar climatise o concerti raggae dal vivo e cosi fino al mattino quando la polizia ormai appagata abbandona l’ultimo barrage e quelli della notte ormai stanchi si scambiano l’ultimo « Buona notte ».
Sui boulevard appaiono quelli che dal letto sono appena scesi e che sono i primi a dare il buongiorno, intanto il caldo resta sempre lo stesso.

giovedì 15 aprile 2010

Cabinda


Nel mese di gennaio si é svolta in Angola la CAN (Coppa d'Africa per Nazioni) che nel calcio é l'equivalente del "Campionato Europeo" in Africa. Purtroppo in questa manifestazione il fattore sportivo ha lasciato spazio a quello più tragico nell'uccisione di alcuni giocatori e staff dell'equipe del Togo che poi ha abbandonato la competizione. L'agguato é avvenuto a Cabinda, territorio dell'Angola, incuneata tra il Congo e la Rep. Democratica del Congo (ex Zaire) lungo l'Oceano Atlantico, a pochi chilometri di distanza dall'Angola, una piccola enclave di 7.270 chilometri quadrati che fa gola a molti per i suoi ricchi giacimenti petroliferi. Era considerata dal Portogallo, ex potenza coloniale, un possedimento a sè stante, sullo stesso piano della Guinea-Bissau o della stessa Angola. I cabindesi attualmente circa 400.000 persone di etnia Kongo simile agli abitanti dell'Angola settentrionale, formarono un Fronte armato di liberazione nazionale (Flec) che nel 1975 alla caduta della dittatura in Portogallo, conquistò il territorio cabindese, dichiarando il 1 agosto 1975 l'indipendenza della Repubblica di Cabinda. Pochi mesi dopo gli indipendentisti vennero scacciati dalle forze angolane dell'MPLA, intenzionate a non perdere il controllo dei giacimenti petroliferi (ciò provocò la dissoluzione del FLEC in più fazioni contrapposte). L'annessione angolana trovò poi riconoscimento negli accordi che, sempre nel 1975, sancirono l'indipendenza dell'Angola dal Portogallo. Nel contesto della guerra fredda, gli Usa appoggiarono le rivendicazioni delle forze cabindesi indipendentiste contro il governo filosovietico di Luanda. L'instabilità della regione continuò negli anni Novanta, tra scontri con l'esercito angolano e lotte intestine tra i cabindesi. Nel 2006 le forze cabindesi hanno raggiunto un accordo di pace, dando vita al Forum per il dialogo cabindese, che tuttavia non riunisce tutte le formazioni indipendentiste, che continuano tutt'ora con azioni contro il governo angolano come ultimo l'attacco contro l'autubus del Togo. Scrivo questo in quanto nel gennaio del 2005 in compagnia di Padre Stefano un Missionario della Congregazione della Consolata, puro marchigiano; di Alex e Sandra due congolese di Kinshasa, lei studia a Roma mentre Alex continua nel suo percorso di infermiere nel compensario delle Poverelle di Bergamo in uno degli ultimi quartieri della megalopoli di Kinshasa; ultima ma non ultima la simpatica spagnola Maria, abbiamo effettuato un viaggio da Kinshasa a Banana `par route` passando prima a Matadi e poi a Boma (i due principali porti del fiume Congo) e da qui proseguito in battello navigando il fiume Congo per ore e ore fino alla sua immensa foce (la sua portata d'acqua é talmente forte che che il getto arriva fino a quasi 100km nell'Oceano Atlantico, superato solo dal Rio degli Amazzoni; ed é uno tra i 10 fiumi piu' lunghi al mondo). Arrivati all'Ocenao abbiamo costeggiato la verdissima ed incontaminata parte destra della costa fino alla cittadina di Banana, giusto qualche chilometro da Cabinda ed é l'unica e sola localitá un pò turistica (a dire il vero a parte qualche missionario erano anni che non vedevano turisti bianchi) nei soli 30km di apertura sull' oceano Atlantico, 15 km a destra e 15 km a sinistra del delta del fiume Congo, che l'ex Zaire ha ottenuto come territorio sul mare separando così di fatto Cabinda dall'Angola. Nelle lunghe ore che ho passato sul battello ho avuto modo di scambiare qualche parola con dei giovani cabindesi che appunto mi manifestavano molto apertamente il loro disagio nell'essere angolani sia per motivi di natura, in quanto Bantu come i loro fratelli vicini del Congo Brazaville e del Congo belga, sia per motivi pratici come la lingua che quella riconosciuta é il portoghese parlato da solo il 10% della popolazione mentre il restante 90% parla correttamente il francese essendo come gia' detto tutt'attorno paesi francofoni. Un esempio me l'aveva dato un giovane ragazzo congolese di Banana che era stato a Kinshasa per fare dei documenti necessari per il suo matrimonio con una ragazza cabindese e che a sua volta era dovuta recarsi nella capitale angolese Luanda per i suoi documenti, spendendo così entrambi notevole denaro, in un contesto molto povero, soldi che sarebbero bastati a fare il matrimonio e festa compresa, per non parlare poi dei visti necessari agli invitati sia che la festa fosse fatta da una parte o dall'altra, ritardando così di parecchi anni l'evento. Il mio articolo non ha niente di politico e non vuole essere di parte e giustificare un'atto criminale come l'uccisione di persone, ma solamente raccontare quello che mi é successo anni fa nell' ascoltare uno sfogo che al momento mi aveva fatto riflettere sui perché di questi confini, fatti durante la colonizzazione degli europei e imposti ai veri padroni (o chiamiamoli nativi) della terra. Quindi questa idea forse non del tutto accettata dai locali in quanto per via di un fiume oggi quello che era un fratello il giorno dopo ne e' diventato uno straniero, parlando anche una lingua diversa. Forse il problema é ancora più complesso di così, di sicuro é molto attuale.

lunedì 5 aprile 2010

Pasqua che vai tradizione che trovi... forse.

Come da tradizione nel lungo week-end di Pasqua si e' soliti evadere dalla citta' lo facevo quando da piccolo con tutta la famiglia si partiva da Milano con destinazione Bergamo; da ragazzo con gli amici e motorini vari in direzione lago di Lecco o Como, a scelta; quando patentato si raggiungeva il mare Adriatico e le sue localita' romagnole; o adesso in Costa d'Avorio su una spiaggia del Golfo di Guinea con le sue palme. Qui mare sole e caldo non mancano di certo. Messi in una sacca un salviettone, un libro, della crema e l'iPOD ormai mio inseparabile compagno di viaggio, siamo pronti e quindi via. Fosse facile! Anzi fossi il solo. Una traffico, una flusso unico di veicoli e di gente nella stessa direzione: il mare. Normalmente la strada che separa Abidjan da Grand Bassam la si percorre in una 30na di minuti, non ora, non questa Pasqua. Due ore e piu' di traffico con veicoli che da destra passano a sinistra per poi subito ripassare a destra intanto quello a sinistra ha fatto lo stesso ma con movimento inverso, motociclisti senza casco che rasentano gli specchietti ma passano, gente che sale e scende mentre i veicoli sono in movimento, gente che stanca di stare in macchina si incammina formando un'unico serpentone, insomma ricordando un vecchio spot televisivo: Di tutto di piu' !
Comunque alla fine dopo tanto calvario (se no che Pasqua sarebbe??) eccoci arrivati al mare.
Quanto cielo sopra di noi, quanta acqua di fronte e quanta strada ancora.

mercoledì 31 marzo 2010

Ouarzazate e il cinema

A chi mi avesse chiesto cosa c'entri il Marocco con il cinema e Hollywood avrei detto: Nulla! Non cosi' dopo il mio viaggio che ho intrapreso nell’aprile del 2007 in Marocco ed esattamente sulla strada che porta da Marrakech a Zagora, attraversando la valle del Dadès (una fertile valle piena di coltivazioni di datteri) e si arriva nella cittadina di Ouarzazate sorta negli anni venti a ridosso del deserto sabbioso del Sahara per opera dei francesi come centro militare ed amministrativo. Per millenni qui ci facevano tappa per via di alcune oasi le carovane con i suoi numerosi dromedari che nel tragitto dalle miniere di sale del Mali portavano sulla costa marocchina.
Un luogo davvero bello e rilassante con i suoi caldi paesaggi, con le sue dune color ocra giusto fuori dalla citta’, spazi enormi e tanta luce e tanta quiete insomma uno scenario davvero molto suggestivo. Tanto suggestivo che e’ diventata l’ Hollywood d’Africa infatti Ouarzazate e’ piena di studi cinematografici e qui sono stati girati parecchi film famosi : Il Gladiatore, Alexander, Asterix e Cleopatra, Lawrence d’Arabia, Le Crociate (con l’incredibile ricostruzione di Gerusalemme durante le crociate), Babel e ultimo ma non ultimo Il te’ nel deserto di Bernardo Bertolucci, tanto che e’ sorto un museo del cinema dove si possono ammirare i costumi e le scenografie.
Insomma me la ricordo come una bella giornata rilassante per il paesaggio, per la visita agli studi e per una buona mangiata di cous-cous.

sabato 27 marzo 2010

Boribana

Alle spalle di Sebroko, che e' il nome di un ex hotel sulla laguna di Abidjan nel quartiere di Attecoube e dove io lavoro, c’e’ il quartire Boribana che e’ un nome in Diuola (lingua del commercio nell'Africa dell'Ovest e delle tribu' dei Malenke e Bambara’) e che tradotto vuol dire “la course est terminée” (la corsa e' finita) in quanto, come si vede chiaramente dalla foto, proprio non c’e’ piu’ spazio per andare oltre ...... se non quella di costruire nella laguna e fare delle palafitte e quindi sarebbero i primi passi per diventare una nuova Venezia.

mercoledì 10 marzo 2010

Mission to Haiti. Rientro. Conclusioni

Quando si parla di terremoto chiunque sa che e’ qualche cosa di terribile sia nel momento della scossa che nei giorni a seguire. Aggiungendo la cifra ultima di 250.000tra morti e dispersi fa ancora piu’ male e tormento. Spiegarne poi la tanta sofferenza morale fisica e materiale e’ praticamente impossibile, anche se con la tecnologia le immagini ci rendono il tutto piu’ vero, vicino e diretto. Comunque ho trovato aneddoti curiosita e storie che mi hanno permesso di tracciare delle conclusioni.
La morte non e’ democratica cosí come la fortuna.
Tutti mi hanno assicurato che malgrado la scossa sia durata all’incirca 30 secondi fisicamente non si ha il tempo per scappare per due fattori : la sorpresa o lo stupore essendo il terremoto un evento imprevidibile e tra i forti sobbalzi, vibrazioni e i tremolii si perde il senso dell’equilibrio e tutte le forze sono impiegate nel cercare di reggersi in piedi.
Ognuno ha vissuto delle realta’ completamente differenti nello stesso sisma, molti che sono soppravvisuti al crollo di un edificio o si sono trovate in zone fortemente colpite hanno pensato che tutta la citta’ di Port-au-Prince fosse rasa al sulo, scoprire parecchi giorni dopo che la propria casa era totalmente intatta in quartieri del tutto illesi. Altri che essendo in costruzioni basse o all’esterno in spazi aperti, se non addirittura in macchina, ha pensato si a un sisma, ma comunque una violenta scossa e niente piu’, tanto che un padre ha dato per scontato che la sua famiglia fosse incolume come lui. Scoprendo ore dopo che la fortuna come la morte, tanto democratica non e’.
L'ormai sepolta speranza per gli haitiani con le sue quasi chilometriche code alle ambasciate (canadese e quella degli states fra tutte) con tanta gente che per avere accesso ha passato la notte sui marciapiedi adiacenti per essere tra i primi il giorno dopo e parlo di centiaia di persone, alcune con bambini a seguito.
Le innumerevoli organizzazioni che hanno preso d’assalto la capitale haitiana e propensi nel fare il massimo spero che riescano nel breve a portare aiuti concreti (non parlo di cibo in quanto la distribuzione magari con alcuni problemi e’ avvenuta e avviene regolarmente) ma parlo a nome di tutte le tante persone che vivono nelle tende di fortuna e tra non molto sara' la stagione delle pioggie con i suoi nubifragi e uragani.
Insomma anche se la vita ha ripreso con il suo solito vivere si legge chiaramente negli sguardi o sui visi un qualcosa di triste.
Bon courage Haiti.