mercoledì 6 aprile 2011

6 Aprile ad Abidjan

Sesta mattina da arresti domiciliari e come me altre 4 milioni di persone. Manca ancora l'acqua. La piscina ho deciso di non utilizzarla più perchè tutti prelevano l'acqua e non mi sembra bello tuffarmici e nuotarci.
La situazione in generale è decisamente migliorata quasi nessun sparo ma la situazione diplomatica è di nuovo in stallo. Si ha paura che possano succedere dei sciacallaggi a negozi, magazzini e case dato le numerose bande armate composte da ex seguaci, mercenari e criminali scappati da tante prigioni, tra cui la più grande e affamati di tutto.
Si aspetta l'acqua. Donne passano con i loro secchi pieni d'acqua sulla testa attente a non versarne, vere giocoliere. Io non provo neanche sia perché arriverei con il secchio mezzo vuoto ma ancor di piu un piede fuori io non ce lo metto ! Quindi non mi rimane che aspettare lo spiffero dalle canne che da il segnale dell'arrivo dell'acqua e si ha due minuti scarsi di cui i primi 10-15 secondi sono acqua sporca. Quindi si mette per ogni rubinetto una bottiglia, secchio o pentola. Il tempo di fare il giro per cambiare con quelli vuoti e l'erogazione cessa e si resta a guarda l'ultimo zampillo con la speranza che non finisca mai. Comunque sono diventato veloce: quattro bottiglie, un secchio, due pentole e una marmitta. La prima volta un secchio e due bottiglie.
Ripresi gli scontri in quanto il vecchio Presidente asseragliato nel suo bunker non vuole trattare. Si dichiara ancora vincitore. Che brutto il potere! Una brutta malattia dalla quale non si accorge di essere infetti e dalla quale non si può guarire.
Hanno cominciato a togliere la corrente in più quartieri, brutta notizia.
Fino a sera nessun sparo.

«Rabbi, perché le persone ricche sono le più indifferenti alle sofferenze altrui?» chiese Simon.
«Vieni alla finestra, Simon, e dimmi cosa vedi» rispose il rabbino.
«Beh…il solito: una mamma che spinge una carrozzella, il garzone del lattaio che torna in bottega, i colombi che beccano le briciole…»
«Ora vai di fronte allo specchio e dimmi cosa vedi.»
«Mah, rabbi, cosa vuoi che veda? Vedo me stesso…»
«Vedi, Simon, il vetro della finestra e quello dello specchio sono costituiti dallo stesso materiale, ma basta un leggero velo d’argento e non riuscirai a vedere altro che te stesso.»
Anonimo triestino d’inizio ‘900

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