giovedì 15 aprile 2010

Cabinda


Nel mese di gennaio si é svolta in Angola la CAN (Coppa d'Africa per Nazioni) che nel calcio é l'equivalente del "Campionato Europeo" in Africa. Purtroppo in questa manifestazione il fattore sportivo ha lasciato spazio a quello più tragico nell'uccisione di alcuni giocatori e staff dell'equipe del Togo che poi ha abbandonato la competizione. L'agguato é avvenuto a Cabinda, territorio dell'Angola, incuneata tra il Congo e la Rep. Democratica del Congo (ex Zaire) lungo l'Oceano Atlantico, a pochi chilometri di distanza dall'Angola, una piccola enclave di 7.270 chilometri quadrati che fa gola a molti per i suoi ricchi giacimenti petroliferi. Era considerata dal Portogallo, ex potenza coloniale, un possedimento a sè stante, sullo stesso piano della Guinea-Bissau o della stessa Angola. I cabindesi attualmente circa 400.000 persone di etnia Kongo simile agli abitanti dell'Angola settentrionale, formarono un Fronte armato di liberazione nazionale (Flec) che nel 1975 alla caduta della dittatura in Portogallo, conquistò il territorio cabindese, dichiarando il 1 agosto 1975 l'indipendenza della Repubblica di Cabinda. Pochi mesi dopo gli indipendentisti vennero scacciati dalle forze angolane dell'MPLA, intenzionate a non perdere il controllo dei giacimenti petroliferi (ciò provocò la dissoluzione del FLEC in più fazioni contrapposte). L'annessione angolana trovò poi riconoscimento negli accordi che, sempre nel 1975, sancirono l'indipendenza dell'Angola dal Portogallo. Nel contesto della guerra fredda, gli Usa appoggiarono le rivendicazioni delle forze cabindesi indipendentiste contro il governo filosovietico di Luanda. L'instabilità della regione continuò negli anni Novanta, tra scontri con l'esercito angolano e lotte intestine tra i cabindesi. Nel 2006 le forze cabindesi hanno raggiunto un accordo di pace, dando vita al Forum per il dialogo cabindese, che tuttavia non riunisce tutte le formazioni indipendentiste, che continuano tutt'ora con azioni contro il governo angolano come ultimo l'attacco contro l'autubus del Togo. Scrivo questo in quanto nel gennaio del 2005 in compagnia di Padre Stefano un Missionario della Congregazione della Consolata, puro marchigiano; di Alex e Sandra due congolese di Kinshasa, lei studia a Roma mentre Alex continua nel suo percorso di infermiere nel compensario delle Poverelle di Bergamo in uno degli ultimi quartieri della megalopoli di Kinshasa; ultima ma non ultima la simpatica spagnola Maria, abbiamo effettuato un viaggio da Kinshasa a Banana `par route` passando prima a Matadi e poi a Boma (i due principali porti del fiume Congo) e da qui proseguito in battello navigando il fiume Congo per ore e ore fino alla sua immensa foce (la sua portata d'acqua é talmente forte che che il getto arriva fino a quasi 100km nell'Oceano Atlantico, superato solo dal Rio degli Amazzoni; ed é uno tra i 10 fiumi piu' lunghi al mondo). Arrivati all'Ocenao abbiamo costeggiato la verdissima ed incontaminata parte destra della costa fino alla cittadina di Banana, giusto qualche chilometro da Cabinda ed é l'unica e sola localitá un pò turistica (a dire il vero a parte qualche missionario erano anni che non vedevano turisti bianchi) nei soli 30km di apertura sull' oceano Atlantico, 15 km a destra e 15 km a sinistra del delta del fiume Congo, che l'ex Zaire ha ottenuto come territorio sul mare separando così di fatto Cabinda dall'Angola. Nelle lunghe ore che ho passato sul battello ho avuto modo di scambiare qualche parola con dei giovani cabindesi che appunto mi manifestavano molto apertamente il loro disagio nell'essere angolani sia per motivi di natura, in quanto Bantu come i loro fratelli vicini del Congo Brazaville e del Congo belga, sia per motivi pratici come la lingua che quella riconosciuta é il portoghese parlato da solo il 10% della popolazione mentre il restante 90% parla correttamente il francese essendo come gia' detto tutt'attorno paesi francofoni. Un esempio me l'aveva dato un giovane ragazzo congolese di Banana che era stato a Kinshasa per fare dei documenti necessari per il suo matrimonio con una ragazza cabindese e che a sua volta era dovuta recarsi nella capitale angolese Luanda per i suoi documenti, spendendo così entrambi notevole denaro, in un contesto molto povero, soldi che sarebbero bastati a fare il matrimonio e festa compresa, per non parlare poi dei visti necessari agli invitati sia che la festa fosse fatta da una parte o dall'altra, ritardando così di parecchi anni l'evento. Il mio articolo non ha niente di politico e non vuole essere di parte e giustificare un'atto criminale come l'uccisione di persone, ma solamente raccontare quello che mi é successo anni fa nell' ascoltare uno sfogo che al momento mi aveva fatto riflettere sui perché di questi confini, fatti durante la colonizzazione degli europei e imposti ai veri padroni (o chiamiamoli nativi) della terra. Quindi questa idea forse non del tutto accettata dai locali in quanto per via di un fiume oggi quello che era un fratello il giorno dopo ne e' diventato uno straniero, parlando anche una lingua diversa. Forse il problema é ancora più complesso di così, di sicuro é molto attuale.

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