giovedì 22 ottobre 2009

Ciao Lucio. Lucio ciao.


Oggi Lucio e' partito da Abidjan per ritornare in Sicilia. Ci ha lasciato per raggiungere la sua Catania, chiamata la Milano del sud, una citta' affascinante piena di bellezze naturali nonche' di cultura e storia. A noi ci manchera' la sua allegria e la sua spensieratezza, la sua voglia di vita. Ciao Lucio ovunque tu ti trovi: Salut toi la !! Carlo, un ami.

lunedì 12 ottobre 2009

Il mio primo computer

Era l’ottobre del 1993 e mi trovavo a Balzola cittadina di qua dal Po ai piedi del Monferrato e mio zio Silvio mi regalava un quasi a me sconosciuto aggeggio: un computer. Era un 486 a 66MHz, 4 MB RAM e con il mitico Windows 3.1!! Ci voleva quasi un quarto d’ora solo per la fase di caricamento, me lo ricordo bene e come potrei dimenticarmene dato che ho passato tutto l’autunno, tutto l’inverno e buona parte della primavera a giocarci. Se appunto all’inizio non sapevo neanche che cosa ci si facesse con quel scatolone quadrato di latta e con quel monitor cosi ingombrante dopo qualche settimana riuscivo a destreggiarmi con il DOS e riuscire a caricare anche un programma che mi sembra si chiamasse Q&A, regalatomi da mia sorella, ed era un semplice (oggi !!) data base. Ma per l’epoca c’era da strizzarsi il cervello per creare un docente archivio ben strutturato. Comunque e in verita’ l’uso piu freuente e’ stato per giocare a Wolfenstein 3D probabilmente il primo gioco sparatutto. Ahhh che partite memorabili, certi livelli mi impegnavano a tal punto che restavo sveglio fino a notte tarda e a volte mi alzavo anche un’ora prima della normale sveglia per poterci fare una partitella, poi mi presentavo in ritardo sul lavoro. Ecco tutto il mio utilizzo di quel mio primo computer.
Oggi ottobre 2009 mi trovo ad Abidjan a scrivere con un portatile Acer processore Intel Atom, con Windows Vista e come schermo un cristalli liquidi di 15 pollici che mi consente di fare notevoli e impensabili operazioni una decina di anni fa. Infatti buona parte delle cose che usiamo ogni giorno e’ stata smaterializzata e tenuta da qualche parte collegata alla rete. Le foto che una volta occupavano scatole e cassetti interi ora sono in formato JPEG, i CD sono stati rimpiazzati dgli MP3 cosi’ come i DVD (tra l’altro usciti sul mercato non tanto tempo fa, nel 2003) ora soppiantati dai DivX. La posta che una volta occupava con le sue lettere e buste i tavolini d’entrata o formava qualche pila sul tavolo, oggi e’ diventata la casella di posta elettronica e tutte queste cose le possiamo trasportare in qualsiasi posto e sempre con noi, dagli amici in vacanza in ogni dove. Insomma la tecnologia fa passi da gigante ma anch’io ne ho fatta di strada da Balzola fin qui ad Abidjan, dal Po al Golfo di Guinea. Chapeau.

venerdì 9 ottobre 2009

Proverbio ivoriano


Se un fiume non va dritto al mare é perché non ha incontrato nessuno che gli ha mostrato la strada.

Proverbio du Le Presidént Houphouët-Boigny.

giovedì 8 ottobre 2009

Cuba libre

La rivoluzione cubana ha compiuto 50 anni e sull’Isola una cosa che ricorda questo avvenimento lo si trova lungo tutte le strada con i suoi cartelloni “pubblicitari” ineggianti alla Revòlucion del gennaio 1959 (quello piu’ frequente che ho visto ha come slogan “Socialismo o morte”) dove un gruppo di ragazzi di trent’anni ribelli e capelloni conquistarono l’Isola caraibica con il sapore della novitá. Oggi a vedere quei pannelli e vivendo la vita dei cubani, quegli antichi ribelli sono ora diventati anziani potenti che hanno smantellato gli spazi di liberta’. Ciao Cuba Libre.


giovedì 1 ottobre 2009

Gli uomini lavatrice

Se vi capita di passare nella parte nord-occidentale della città di Abidjan ed esattamente nel comune di Attecoube con direzione Yopougon non potete certo non notare i mille vestiti stesi al sole ad asciugare come se fossero delle bandiere di tutti i colori. Uno spettacolo e una testimonianza incredibile : una grande lavanderia all’aperto con decine e decine di uomini che lavano abiti come delle lavatrici umane. Si tratta dei “Fanicos” (lava abiti in lingua Dioula) che lavorano tutto il giorno freneticamente sfregando vestiti sulle pietre tenute sull’acqua da dei grossi e vecchi pneumatici di camion e poi una volta risciacquati stenderli tutt’attorno su rocce o sull’erba per farli asciugare. I Fanicos al mattino presto passano casa per casa e prelevano gli abiti da lavare con prezzi molto abbordabili 25 cefa una camicia o maglietta, 50 cefa una paio di Jeans. Una volta riempito il carretto arrivano in questo fiumiciattolo dove ognuno ha il suo posto e incominciano a lavare e nonostante l'aspetto di confusione tutto scorre nel modo più tranquillo e socievole. Insomma non é altro che uno dei mille lavori che ci si inventa per sopravvivere. C'est l'Afrique.