sabato 27 febbraio 2010

Mission to Haiti 2parte


5' GIORNO (lunedì 15 feb) E' la sveglia a svegliarmi, fuori hanno deciso niente musica e niente messa, peccato che sia lunedì avrei continuato a dormire. Lavoro con una unita' formata da me e Yvonne, ragazza ruandese che é basata in Darfur, che siamo sul terreno e Imad un marocchino che é il responsabile e coordinatore. Lavoro, lavoro, lavoro e poi a sera tardi appuntamento alla cafeteria e poi via si rientra a casa. Cucinato spaghetti aglio oglio e peperoncino. Notte.
6' GIORNO (martedì 16 feb) Questa volta la sveglia é una vera sorpresa: nel bel dormire delle cinque mattutine una voce lamentosa interrompe il sonno attirando sempre più la mia attenzione man mano che aumenta di volume. Al lamento si aggiunge prima una voce e poi un'altra e mentre la prima ripete sempre la stessa frase la seconda più forte incita qualche cosa in creolo e termina sempre con "Jesus". Il tutto continua per 15 minuti circa quando all'improvviso si aggiunge un coro di preghiere e con un'ultimo messaggio e un'ultimo "Jesus" la cerimonia finisce e la notte ritorna silenziosa. Che sia stato un rito non ci sono dubbi, che sia stato un rito wodoo non lo posso affermare ma essendo una pratica tipica dell'isola e anche riconosciuta qualcosa me lo fa supporre. Vorrei tornare a dormire ma ormai il sonno é partito insieme alle grida e la luce incomincia a penetrare le tenebre. Lavoro. Lavoro. Dato che Georges parte per qualche giorno a Santo Domingo io mi trasferisco chez Fatou. Alle 22 crollo letteramente di sonno. Notte.
7' GIORNO (mercoledì 17 feb) Giornata di riposo! Spesa con Sherly. Dejunè ensemble con riso nero con funghi e verdure cotte, buono. Mentre siamo a tavola inevitabile non parlare del terremoto e Sherly mi racconta di come ha vissuto quei terribili secondi e i giorni a seguire. Per sua furtuna non ha perso nessuno dei suoi familiari ma in compenso parecchie conoscenze. La sua casa é crollata e ora dorme da dei parenti con i suoi figli.
Verso sera faccio due passi nel quartiere che si chiama Petion Ville e nelle sue due piazze, Place Bouye e Place San Pierre, sono piene di tende e di gente che sopravvive veramente con mezzi di fortuna, come le docce fatte con teli adagiati al muro e ad ognuno un secchio d'acqua giornaliero per lavarsi e per cibo quello che gli passano le varie organizzazioni. C'e' davvero tanto da fare. Cosa mai vedranno nel loro futuro? Mentre rifletto su questo accanto a me ho la risposta infatti ci sono decine di bambini, ma dovrei dire che tutta la piazza e' piena, che giocano e si divertono con quello che possono. La più bella scena é quella del ragazzino che con un bastone e un oggetto sferico di plastica si diverte a farlo rotolare tenendolo in equilibrio e tutti gli altri ad insegurlo ridendo. Qui mi viene in mente una cosa letta tanti anni fa ma non mi ricordo più dove: se un giorno un cieco mi chiedesse cos'è la felicitá gliela spiegherei dando un pallone a dei bambini; né basterebbero le risa. Notte.

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