Vivi una buona e onorevole vita in modo che, quando ci ripenserai potrai godertela una seconda volta
mercoledì 17 febbraio 2010
Haiti arrivo. Mission to Haiti 1parte
Mercoledi 10 febbraio ore 22.45 partenza da Abidjan con destinazione Santo Domingo in mezzo un breve scalo a Parigi. L'obbiettivo di questo viaggio di lavoro é quello di portare supporto alla missione Minustha in Haiti, decimata dal terribile terremoto del 12 gennaio scorso. Il viaggio fatto in compagnia di Marghereta, austriaca, ha anche un veloce incontro con Fatou all'aeroporto. Quindi alle 14 partenza per Santo Domingo anche se la mia speranza é quella di andare a Port-au-Prince epicentro del sisma ma come la vita insegna il destino, anche nel suo piccolo, deve giocare il suo ruolo e quindi sia. Intanto ci lasciamo la nevicata su Parigi (che ci fa perdere più di un'ora per la pulizia del ghiaccio sulle ali ) per il caldo caraibico. Viaggio in compagnia di Alona che va trovare degli amici a Punta Cana all'estremo est dell'isola Hispaniola, chiamata cosi da Cristoforo Colombo nel 1492 e lo spagnolo é ancora la lingua ufficiale. Alona é una ragazza ucraina con occhi azzurrissimi che fa da contrasto con l'azzurro cielo dell'oblo dall'altra mia parte e durante il lungo viaggio mi tiene compagnia parlandomi del suo bel paese ed anche della difficile situazione economica-lavorativa e lei si arrangia facendo la ballerina e insegnando yoga. Arriviamo alle 19.30 locali che é giá buio e con 1h30 di ritardo. All'aeroporto ci aspetta sia Tomas assistente locale che una pioggerellina che però non infastidisce. La prenotazione é all'hotel Plaza Colonial, niente di speciale ma la stanchezza é talmente tanta che una doccia e un letto sono necessari e urgentissimi. Mentre faccio il checkin dell'hotel conosco Beatriz Munoz Girardengo, spagnola di origine italiane e Georges Scheibner, anche lui spagnolo che parla un ottimo italiano in quanto ha vissuto a Torino. 2' GIORNO. Sveglia naturale alle 8 peccato solo che sono le ore di Abidjan e quindi sottraendo il fuso orario sono le 4 locali, quindi niente più sonno quindi non ci capisco più nulla. Petite dejounè dove conosco Kader Security Officer che deve riportare una salma di un Unpol in Niger. Si va all' HQ delle UN di Santo Domingo presso l' hotel Marriott dove hanno allestito una base provvisoria di primo arrivo per UN Staff e devo dire efficiente e li vengo a sapere che la mia destinazione é la capitale haitiana .... ma vaiii. Io, i due spagnoli, uno svedese della missione della Somalia e il libanese Saykali Elie che con la sua macchina privata ci porta a mangiare nel centro viejo della città al ristorante "El Conde" in una piazza caratteristica e tipica caraibica dai mille suoni e mille odori, con della cucina ottima e a dire il vero, complice anche la compagnia molto simpatica e disinteressata fra di noi, ha l'aria di una sortita vacanziera. Forse dovrei spendere due parole in quanto non vorrei essere frainteso sull' obbiettivo della nostra missione e devo dire che con un po di sorpresa ho trovato una carica veramente positiva in tutti quelli incontrati, una carica nell'essere partecipe di quello che ci aspetta come il vivere in una tenda igloo, senza corrente, con il bagno in comune, insomma quello che é mio é anche il tuo quindi i tanti "prendi", "tieni","ah grazie" "prego" "please take it", "Svp prennez ça", "Merci beaucoup", "thanks a lot my dear" etc etc e non solo fra ragazzi più giovani ma anche il caso del nostro gruppo che é sulla quarantina, forse oltre, lo spirito é identico che é quello di stare insieme, di essere lì presenti e anche quello di non sapere quello che potremmo fare ma qualcosa faremo, appunto come diceva Césaire: più importante dei fatti sono i legami che li uniscono. Alle 17 decollo da Santo Domingo per Haiti e dopo un'oretta di volo sul verde mare caraibico arriviamo a Port-au-Prince (da ora PaP) ed e' quasi l'imbrunire e tutti incollati con il naso contro l'oblò a guardare giù e quello che colpisce di più sono le tende, soprattutto di colore blu, che tappezzano la cittá o quello che rimane della cittá. Georges che é il responsabile dell'unitá IMTC di rientro da congedo di due settimane viene a sapere che hanno autorizzato il rientro alle abitazioni non danneggiate dopo un'ispezione, cosa avvenuta durante la sua assenza. Quindi mi chiede di andare da lui che ha una camera libera ma che in cambio gli devo cucinare una buona pasta e dato che la pasta la devo mangiare anch'io accetto subito. Altri trovano accoglienza nello stesso modo e solo alcuni preferiscono andare a dormire al campo tenda anche per via di nuove scosse che alcuni dicono previste nei prossimi giorni, vedremo. La pasta non é male e la compagnia di Georges é molto interessante: giá la sua casa lo rappresenta bene tutta tappezzata di quadri dai mille colori e di maschere soprattutto congolesi, e non esagero a dire che ce ne saranno un centinaio ! Di alcuni artisti ne é molto amico tanto che per il suo compleanno gli hanno regalato un quadro di piu' artisti. Georges parla correttamente 8 lingue: spagnolo, tedesco, italiano, inglese, francese, portoghese, arabo e catalano. Che invidia ragazzi! Però non fatelo guidare, giuro! 3' GIORNO -(sab 13 feb) Vengo svegliato da una musica assordante alle 6!! Che sará mai? Giusto sotto le nostre finestre hanno allestito una tendopoli di superstiti nella scuola di una comunità religiosa e per iniziare la giornata hanno pensato di mettere 6 belle grosse casse che sparano musica in ogni direzione per richiamare tutti a raccolta. Bene, benvenuto giorno e benvenute preghiere. Cosí ho tempo per scrivere i miei appunti di viaggio e Georges nella sua ospitalità mi porta un buon caffè. Nel viaggio dal quartiere Delmas 60 alla base delle UN (proprio accanto all'aeroporto) e con la luce del giorno si vedono due distinte realtà: la distruzione con le sue rovine e le tante persone raccolte a preghiera nelle varie chiese. Giusto un particolare: lungo una strada principale ho visto una chiesa stracolma di persone (tanto che le persone erano pigiate e non potevano piu' entrare dai due portoni) e ai lati della chiesa le case erano crollate, quindi a destra e a sinistra i detriti e in mezzo la chiesa bien eretta. Miracolo !?!? a vedere la folla e sentendo le urla di osanna penso che la popolazione ci creda. Arrivati alla base tante persone che girano dappertutto, di tutte le nazioni, di tutte le sigle di tutte le uniformi. Si finisce tardi, quasi alle nove di sera, e a noi si aggiunge Kasumi ragazza giapponese che risiede a Ginevra. Pasta veloce e a letto. 4' GIORNO - (dom 14 feb)Petite dejounè con Georges e Kasumi e dopo una breve sosta ad un supermercato per rifornimento cibo, via alla base. Lavoro, lavoro, lavoro. Alle 20 ci si ritrova tutti e tre per una birra e via a casa a cucinare, su loro richiesta, la carbonara. Detto fatto. Finita la succosa cena il letto sta diventando sempre piú un caro amico.
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