Dopo aver percorso il
lungo e diritto tratto sulla laguna, che poi è il ponte della Libertà, si
arriva a Piazzale Roma si passa il ponte in vetro e cemento della Costituzione ed
eccoci alla stazione di Santa Lucia e di colpo ci si ritrova dentro il decoro
di Venezia con il Canal Grande e i suoi vaporetti, le gondole e i suoi
gondolieri,canali e canaletti e le centinaia di ponti con quelli di Rialto e dei Sospiri
su tutti, con le migliaia di scalini da salire e scendere. In origine
per quanto possa sembrare strano, non c’erano
ponti a Venezia in quanto gli abitanti erano soliti spostarsi attraverso
le 121 isolette con le proprie imbarcazioni o con i traghetti dell’epoca. Il
progresso tecnologico, l’aumento della popolazione, il rigoglioso fiorire della
città dovuto all’aumentare dei flussi commerciali hanno però reso necessaria la
costruzione di passaggi carrabili che collegassero le diverse zone. Così sono
nati i 435 ponti di Venezia, di cui 300 sono in pietra, 60 in ferro e i
restanti in legno. Si ha testimonianza dei primi ponti in pietra dal 1170. In
origine essi erano anche senza parapetti per facilitare il carico nelle barche dall’alto ma in seguito all’aumento della
popolazione ed a qualche improvvida caduta in acqua sono stati aggiunti
nell’Ottocento. Un breve accenno al ponte di Rialto sicuramente tra i piu’
conosciuti, situato nel cuore del polo originario di Venezia è stato il primo
ponte in pietra a collegare le rive di Canal Grande. Sin dall’origine della
città Rivoaltum era il centro del potere commerciale di Venezia e la prima
realizzazione di questo ponte risale alla fine del XII secolo ad opera di
Nicolò Barattieri. Si trattava di un ponte fatto di barche unite da assi di
legno chiamato il Ponte della Moneta, in memoria del pedaggio che si pagava
allora attraversando con il traghetto. Un piccolo accenno anche ad un’altro
famoso ponte quello dei Sospiri non lontano da piazza San Marco, lungo il molo
principale prospiciente il Palazzo Ducale e certamente il piu’ fotografato. Realizzato
in puro stile barocco tra il 1600 e il 1603 in pietra bianca d'Istria, pietra
utilizzata per quasi tutte le costruzioni di Venezia, nasconde completamente due corridoi separati
da un muro che collegano le Prigioni e Palazzo Ducale ed esattamente le stanze
dei magistrati , dove i prigionieri dovevano essere processati e doveva offrire
la massima sicurezza contro ogni tentativo di fuga. Per tradizione popolare si
dice che il Ponte dei Sospiri abbia questo nome perchè in esso transitavano i condannati
o i detenuti in attesa di giudizio, i quali potevano vedere la luce del giorno
e il bellissimo panorama del bacino e della laguna per l'ultima volta,
sospirando quindi per la terribile detenzione che li aspettava nelle durissime
celle della Serenissima ! Ma come non menzionare il Ponte degli Scalzi che è
vicinissimo alla stazione dei treni ed è conosciuto come “degli Scalzi” perché
per oltre trecento anni appartenuto all’ordine dei Carmelitani Scalzi. Ma è
dovere citare anche il Ponte dei Tre Archi o quello dell’Accademia e ce ne
sarebbe da citarne altri e altri ancora. E i famosi gradini? Forse non tutti lo
sanno, ma fino a circa il 1500 i ponti di Venezia ne erano sprovvisti per
permettere ai cavalli di trainare senza difficoltà.
Ultimo ma non ultimo, Venezia per sua collocazione è una città romantica e meta obbligata per le coppie e per I viaggi di nozze e quindi per gli innamorati, n'est-ce pas Macline ????
Provare a contare le
chiese di Venezia è piu’ facile scriverlo che a farsi ed io ne ho perso il
conto gia’ al primo giorno. Delle sue circa 250 Chiese ognuna di loro ha
una lunga storia da raccontare, anzi moltepliche, con la loro
architettura diversificata in ogni stile e di ogni epoca e di ogni dimensione,
piene di dipinti, di quadri e di affreschi nonchè di statue di bronzo di marmo e
di legno e dei maggior artisti veneziani e non, addobbi e reliquie comprese.
Tra i maggior artisti un accenno ai piu’ famosi: Canaletto, Verrocchio,
Giorgione, Tiepolo, Gentile e Jacopo Bellini, Favretto, Caravaggio a tanti
altri. Un souvenir particolarmente a me caro e' stata lavisita alla Basilica dei Santi Giovanni e
Paolo che è uno degli edifici medievali religiosi più imponenti di Venezia,
assieme alla basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, e che viene
considerata il Pantheon di Venezia grazie al gran numero di Dogi veneziani e
altri importanti personaggi che vi sono stati sepolti a partire dal Duecento e
sorge nell'omonimo campo, nel sestiere di Castello e qui subentra un’altro
particolare che me la rende veramente unica in quanto sul piazzale c’e’ la
statua in bronzo del celebre condottiere di origine bergamasche Bartolomeo
Colleoni capitano generale delle forze
terrestri della Repubblica di Venezia che morendo lasciò ricche donazioni allo
Stato Veneziano esprimendo che in cambio gli venisse eretto un monumento
equestre a San Marco. La repubblica accettò e dopo aver bandito il concorso fu vincitore
il Verrocchio (maestro fiorentino di Leonardo da Vinci) ma terminato da
Alessandro Leopardi a seguito della morte del primo nel 1488. Da sapere che
vigeva a Venezia una legge che vietava l’erezione di monumenti dedicati a
qualsiasi personaggio nella Piazza San Marco e contemporaneamente decise che
questa doveva essere collocata nel campo dei SS. Giovanni e Paolo giusto
davanti all’Ospedale San Marco e oggi continua a campeggiare laggiù e a detta
di molti critici nel definirla "la più bella statua equestre del
mondo". Ritornando a parlare di Venezia come non citare i suoi beaux
Hotels e i suoi Palazzi storici a bordo dell’acqua, per non parlare delle sue
stradine strette di una raffinata architettura che formano un labirinto dove
nel percorrerle si respira storia ed arte e sfociano sempre in qualche bella
piazza dai balconi fioriti e di tavolini dei caffè e una fontana con l’immancabile
coda di turisti intenti a riempire qualche borraccia d’acqua corrente e fresca.
A Venezia si possono trovare musei e gallerie tra le piu’ prestigiose del mondo
per non parlare della Biennale un vero concentrato di cultura e di culture ! Nel
percorrere Venezia si arriva immancabilmente nel suo cuore: la magnifica Piazza
San Marco, sempre affollata in ogni ora di ogni giorno, con la Basilica e il
Palazzo del Doge simboli della Serenissima imperdibilmente da visitare ....,.
sempre se disposti a ore di coda d’attesa. Giusto in centro della piazza il
Campanile di San Marco il più alto e il piu’conosciuto sulle cartoline, ricostruito
dopo il crollo nel 1902 e ancora ben dritto. Ma a guardar bene al di sopra dei
tetti di campanili se ne vedono a decine e decine di ogni forma e altezza e di
ogni passato storico ma anche in ogni inclinazione ! Non mancano certo le
cupole delle tante chiese che si perdono e si confondono nei e con i tetti. Tutto
questo spiega e rappresenta bene la vecchia potenza della Serenissima che
arrivava fino all’isola di Malta e oltre. Ma sostando con lo sguardo sui tetti
si nota una selva di particolari e
originalissimi Camini che hanno attirato subito la mia attenzione in quanto
sembrano fatti in modo accidentale e anomali nel ritmo architettonico di
Venezia e viene immediato chiedersi come mai un popolo così pratico, che aveva
adottato soluzioni estremamente razionali per sopravvivere in un ambiente
ostile quale quello lagunare, si sia cimentato in costruzioni così elaborate,
laboriose e costose. Nei secoli l’espulsione del fumo delle abitazioni è sempre
stato il tormento dei mesi invernali: morire affumicato o dal freddo.
Generalmente il problema era risolto con un foro nel tetto, da cui usciva però
anche una notevole quantità di calore e a questo problema si aggiungevano,
soprattutto a Venezia, umidità e salsedine. Ecco quindi l’esigenza dì un
marchingegno per estrarre il fumo dall’abitazione, ma che doveva anche
abbattere le scintille a volte causa di furiosissimi incendi (le primitive
abitazioni veneziane infatti avevano tetto in paglia) e, particolare non
secondario, favorire la circolazione forzata dell’aria nell’abitazione. Questi
camini, come si può vedere da alcune foto, assicuravano che le scintille
portate in alto dalla forza ascensionale dell’aria calda non fuoriuscissero
dalla canna, in pratica la struttura del camino obbligava l’aria a seguire
percorsi tortuosi e le scintille urtando sulle pareti venivano guidate in zone
interne al camino stesso, dove si raffreddavano e dove, in considerazione della
copertura del camino, restavano imprigionate. Intorno al 12° secolo la Repubblica
di Venezia cominciò ad affermarsi come Regina dei Mari e quindi ad arricchirsi
passando da costruzioni in legno a quelli in muratura divenendo sempre più di precisione
il mestiere dell’artefice della costruzione della città: il “murer” (muratore)
con regole ben precise per garantire la qualità del lavoro svolto. Infatti per
diventare maestro bisognava superare un esame e quello dei mureri consisteva
nel costruire un camino, che doveva essere perfettamente funzionante ed
esteticamente consono all’urbanistica della città. Ed ecco che l’umile,
semplice e decorativo camino, assunse nell’edilizia veneziana, una posizione di
rilievo che portò alla creazione delle caratteristiche forme che possiamo
vedere ancora oggi: a campana dritta e rovesciata e o a vaso. La forma a
campana si presenta tronco-conica con la sua base maggiore rivolta verso l’alto
ed è quest’ultima la più classica forma di “camin” veneziano, molte volte
rappresentato nei dipinti dei grandi pittori di scuola veneziana ed è
certamente il più funzionale. Non possiamo ovviamente dimenticarci di una
figura importantissima che aveva a che fare con questo elemento edilizio: lo
“scoacamin” (spazzacamino) un personaggio caratteristico, generalmente piccolo,
nero di fuliggine, portava a spalla i suoi arnesi da lavoro: una scaletta, una
corda nera, un fascio di “pungitopo” ed un peso ed erano 80 a Venezia gli
addetti nel 1661, provenienti dalla Val Brembana, dalla Savoia, dalla Val
Camonica e abitavano in calle dei “Scoacamini” (vicina a San Marco).
Un breve ma intenso
saluto al Signor Sergio che ci ha non solo accompagnati per giorni e per
chilometri in quel della Serenissima, ben 9 km e 600 metri solo il primo giorno come dal suo iphone contatore, ma ci ha istruito con notizie, informazioni,
indicazioni, segnalazioni, cenni storici e nozioni su tanta storia della città
di Venezia e da cui questo blog prende spunto. Sempre affabile, sempre interessante e sempre
pronto ad aspettarci quando si rimaneva indietro per le solite fotografie
ricordo. Un grazie a mani piene Signor Sergio e sara’ nostro piacere
rincontrarla alla prossima edizione della Biennale.
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