Un grazie all'autrice di questo interessante articolo, un'amica italiana di passaggio a Daloa che ci racconta una realta' di questo Paese, la Costa d'Avorio, che puo' sembrare terribile ma che terribile non e' per chi la vive come quotidianita'.
IL CARCERE DI DALOA
Una realtà particolarmente drammatica sia sul piano sanitario che della violazione dei diritti umani è la prigione di Daloa. Costruita in età coloniale, serviva come luogo di detenzione per massimo 300 detenuti. Oggi ne contiene poco più di 900.
La prigione è sia maschile che femminile ma le donne detenute sono circa 15 e vivono all'interno di un'area a loro dedicata dove si autogestiscono per quanto riguarda la cucina, la lavanderia e la pulizia dell'unica e grande cella dove dormono sopra a dei "nat" (tappetini di plastica intrecciata).
Entrando nel carcere maschile ci si trova in un corridoio a cielo aperto che conduce verso uno spiazzo dove si affacciano diverse porte, una corrisponde alla cella dei minori, vicino c'è l'infermeria e di seguito piccole celle dove vivono i detenuti in semilibertà.
All'inizio del corridoio non si può non notare una porta di ferro con una piccola finestra centrale da cui compaiono mille occhi e bocche che salutano e chiedono denaro.
Varcata la soglia ci si ritrova in una grande corte con un albero centrale dove sono appesi al sole vecchi panni. Tutt'intorno le porte delle 5 grandi celle dove i detenuti dormono. Non c'è bisogno che le guardie entrino all'interno del carcere per controllare perchè tutto è gestito dallo "chef" della prigione, un detenuto che insieme ai suoi scagnozzi è il garante dell'ordine.
Durante il giorno le celle sono vuote e tutti vivono nel cortile all'aria aperta e girando fra persone seminude è inevitabile vedere la drammatica situazione in cui versano. Anche se nel 2007 è stato fatto l'impianto idraulico e quindi tutti possono godere dell'acqua corrente per lavarsi, c'è comunque un odore molto pesante. Molti si lamentano delle piaghe sulle gambe alcune grandi molto grandi, tanto che prendono tutto il polpaccio e sono coperte da stracci circondati da mosche. Altre persone poi sono distese a terra che tremano per la febbre e altre ancora chiedono medicine di ogni genere.
Eppure c'è un infermeria fuori dalla porta vicino alla cella dei minori. Peccato sia vuota.
La Croce Rossa fornisce saltuariamente farmaci che vista la situazione terminano nell'arco di pochi giorni, così viene utilizzata per portare le persone gravemente ammalate in attesa di morire, nonché i detenuti deceduti che verranno “scarcerati” non appena si presenterà un parente a rivendicare il corpo.
Questa è solo in parte la drammatica situazione di molti prigionieri il cui fine pena verrà stabilito “prima o poi”.
Una realtà particolarmente drammatica sia sul piano sanitario che della violazione dei diritti umani è la prigione di Daloa. Costruita in età coloniale, serviva come luogo di detenzione per massimo 300 detenuti. Oggi ne contiene poco più di 900.
La prigione è sia maschile che femminile ma le donne detenute sono circa 15 e vivono all'interno di un'area a loro dedicata dove si autogestiscono per quanto riguarda la cucina, la lavanderia e la pulizia dell'unica e grande cella dove dormono sopra a dei "nat" (tappetini di plastica intrecciata).
Entrando nel carcere maschile ci si trova in un corridoio a cielo aperto che conduce verso uno spiazzo dove si affacciano diverse porte, una corrisponde alla cella dei minori, vicino c'è l'infermeria e di seguito piccole celle dove vivono i detenuti in semilibertà.
All'inizio del corridoio non si può non notare una porta di ferro con una piccola finestra centrale da cui compaiono mille occhi e bocche che salutano e chiedono denaro.
Varcata la soglia ci si ritrova in una grande corte con un albero centrale dove sono appesi al sole vecchi panni. Tutt'intorno le porte delle 5 grandi celle dove i detenuti dormono. Non c'è bisogno che le guardie entrino all'interno del carcere per controllare perchè tutto è gestito dallo "chef" della prigione, un detenuto che insieme ai suoi scagnozzi è il garante dell'ordine.
Durante il giorno le celle sono vuote e tutti vivono nel cortile all'aria aperta e girando fra persone seminude è inevitabile vedere la drammatica situazione in cui versano. Anche se nel 2007 è stato fatto l'impianto idraulico e quindi tutti possono godere dell'acqua corrente per lavarsi, c'è comunque un odore molto pesante. Molti si lamentano delle piaghe sulle gambe alcune grandi molto grandi, tanto che prendono tutto il polpaccio e sono coperte da stracci circondati da mosche. Altre persone poi sono distese a terra che tremano per la febbre e altre ancora chiedono medicine di ogni genere.
Eppure c'è un infermeria fuori dalla porta vicino alla cella dei minori. Peccato sia vuota.
La Croce Rossa fornisce saltuariamente farmaci che vista la situazione terminano nell'arco di pochi giorni, così viene utilizzata per portare le persone gravemente ammalate in attesa di morire, nonché i detenuti deceduti che verranno “scarcerati” non appena si presenterà un parente a rivendicare il corpo.
Questa è solo in parte la drammatica situazione di molti prigionieri il cui fine pena verrà stabilito “prima o poi”.
Zinzola.